CFR - Banalizzazione del razzismo nelle reti sociali: prendere la parola contro i discorsi d’odio

Berna, 20.03.2018 - In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale (21 marzo), la Commissione federale contro il razzismo (CFR) invita a prendere coscienza del fenomeno dei discorsi d’incitamento all’odio e alla discriminazione diffusi attraverso Internet e le reti sociali.

Grazie a Internet e alle reti sociali, i cittadini dispongono oggi di spazi in cui esprimersi con facilità. Questi canali di comunicazione contribuiscono a rafforzare la partecipazione democratica e il dibattito pubblico. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. Lo spazio virtuale induce gli utenti a esternare liberamente i loro pensieri, sia nel bene che nel male. I media elettronici sono purtroppo utilizzati anche per veicolare l’odio, la discriminazione razziale e i messaggi ambigui incitanti all’esclusione e alla denigrazione di persone e gruppi di persone vulnerabili. Un fenomeno amplificato dalla diffusione delle cosiddette «fake news» per manipolare l’opinione pubblica. Nel 2017, l’Ufficio federale di statistica ha pubblicato i primi risultati dell’indagine periodica sulla convivenza in Svizzera (indagine CiS) dai quali emerge, fra l’altro, che il 36 per cento della popolazione si sente disturbato dalla presenza di persone percepite come «diverse», e in particolare da quelle con uno stile di vita non stanziale. Quale esempio di questo sentimento di rifiuto può essere citato il manifesto politico pubblicato in Internet dalla sezione giovanile di un partito di governo contraria alla presenza, sul territorio svizzero, di persone straniere che praticano il nomadismo (Rom e Sinti). Al di là della rilevanza penale su cui dovranno statuire i giudici, la CFR denuncia il ricorso a discorsi d'incitamento all’odio e alla discriminazione a fini elettorali. Ma quello menzionato non è che uno degli esempi. Per lottare contro questa e altre forme del fenomeno, la norma penale contro la discriminazione razziale (art. 261bis del Codice penale svizzero) deve essere applicata ogniqualvolta ciò si giustifichi. La sanzione e il divieto, tuttavia, non sono le uniche opzioni. È fondamentale agire in via preventiva. La CFR ritiene che questo lavoro di prevenzione debba essere potenziato. In quest’ambito, l’educazione riveste un ruolo cruciale. Quattro giovani su cinque di età compresa fra 12 e 19 anni utilizzano quotidianamente le reti sociali (rapporto sullo studio JAMES condotto nel 2016 dalla Scuola universitaria professionale di Zurigo) e nove su dieci vi hanno un profilo personale. È quindi più che necessario educare le giovani generazioni al valore di un’informazione attendibile e di fonti affidabili e insegnare loro a riconoscere i tentativi di manipolazione. Il razzismo è un problema da prendere sul serio. Un’opinione, questa, condivisa dal 66 per cento della popolazione (indagine CiS). La lotta va condotta sul terreno, nelle scuole, in Internet e nelle reti sociali. Non bisogna lasciare che i discorsi d’odio monopolizzino il dibattito pubblico. Ognuno di noi può agire e reagire.


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Martine Brunschwig Graf, presidente della CFR, 079 507 38 00, martine@brunschwiggraf.ch
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