CFR - Scuola e prevenzione del razzismo: la Svizzera può fare meglio

Berna, 14.06.2016 - Il nuovo numero di TANGRAM affronta un argomento delicato: la prevenzione del razzismo nelle scuole svizzere. La pubblicazione semestrale della Commissione federale contro il razzismo (CFR) traccia un quadro della pedagogia antirazzista in Svizzera, della formazione degli insegnanti e del materiale didattico impiegato. Inoltre dedicata ampio spazio alla pratica e ai casi concreti dando la parola a specialisti attivi sul terreno ed esperti in educazione.

L’educazione all’antirazzismo figura ufficialmente nei programmi delle scuole svizzere? È integrata nei corsi di formazione degli insegnanti e dei futuri operatori sociali? Qual è il materiale pedagogico a disposizione? Come è impiegato? È accordata un’attenzione particolare alla conoscenza delle minoranze? Anche i bambini possono essere razzisti? La pubblicazione della CFR fornisce risposte a queste domande presentando in sintesi i molteplici aspetti della prevenzione precoce del razzismo.


Prima costatazione: rispetto ai Paesi dell’Unione europea, in questo ambito la Svizzera accusa un ritardo. Come sottolineano diversi esperti invitati a esprimersi su TANGRAM, è infatti refrattaria a iscrivere durevolmente e ufficialmente l’educazione all’antirazzismo nei programmi della scuola dell’obbligo.


Seconda costatazione: anche se i programmi di formazione degli insegnanti permettono di trattare il razzismo, il tema è affrontato soltanto nel contesto più ampio dell’educazione alla diversità culturale e alla tolleranza e non di petto con una riflessione critica sul concetto di rifiuto e sui comportamenti razzisti. A distinguersi nella formazione dei futuri operatori sociali è la Scuola universitaria di Lucerna che dal prossimo autunno proporrà ai propri studenti di lavoro sociale un modulo su esclusione, razzismo ed estremismo di destra.


Terza costatazione: malgrado non ve ne sia l’obbligo specifico, nell’insegnamento pubblico la prevenzione del razzismo sta guadagnando terreno, non da ultimo grazie all’impegno di organi quali il Servizio per la lotta al razzismo e di diverse fondazioni che sostengono progetti di sensibilizzazione dei giovani. Come afferma per esempio Doris Frei, dell’Istituto per il bambino Marie Meierhofer, «se un bambino vive positivamente la diversità sin dalla prima infanzia, impara a considerarla un arricchimento naturale e a relazionarsi agli altri con empatia».


Quarta costatazione: i Cantoni e i Comuni devono accogliere nelle scuole un numero crescente di bambini con un retroterra migratorio. È per esempio il caso della Città di Friburgo, che ha realizzato un modello per facilitare l’integrazione di questi scolari al quale TANGRAM dedica un dossier speciale.


La lotta al razzismo in ambito scolastico è più che mai necessaria. La lettura del nuovo numero di TANGRAM è l’occasione per farsi un’idea della diversità degli approcci e delle buone pratiche, ma anche per interrogarsi sulla riluttanza a chiamare il razzismo e la discriminazione razziale con il loro nome. Parlare di questi temi con i giovani e confrontarli con i pregiudizi, farli riflettere sui propri stereotipi e sui comportamenti razzisti e xenofobi che possono derivarne significa combattere il razzismo e l’antisemitismo alla radice.


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Martine Brunschwig Graf, presidente della CFR, 079 507 38 00, martine@brunschwiggraf.ch
Gülcan Akkaya, vicepresidente della CFR, 079 554 22 49, guelcan.akkaya@hslu.ch
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