Elaborazione storica sulla discriminazione delle persone omosessuali nell'esercito svizzero

Berna, 13.06.2024 - Le persone omosessuali hanno subito ingiustizie nell'esercito svizzero? Questa è la domanda sollevata da un postulato presentato nel 2022 dalla Consigliera nazionale Priska Seiler Graf. Al fine di adempiere a questo mandato, l'Esercito svizzero ha assegnato ad un team di ricerca dell'Università di Berna il compito di redigere un rapporto di ricerca indipendente. Si tratta della prima indagine ufficiale sulla discriminazione delle persone omosessuali in Svizzera

Il postulato, presentato nel 2021 dalla Consigliera nazionale e politica della sicurezza Priska Seiler Graf, chiede al Consiglio federale un rapporto sulle possibili ingiustizie subite dalle persone omosessuali nell'esercito svizzero. Il Consiglio federale raccomandò di accettare il postulato. Nel 2022, il Consiglio nazionale accolse il postulato. La presidente della Confederazione, Viola Amherd, a capo del Dipartimento Federale della Difesa, della Protezione della popolazione e dello Sport (DDPS), così come l'Esercito svizzero sostengono questo progetto. Tramite una procedura di appalto pubblico, l'esercito ha incaricato l'Università di Berna di elaborare un rapporto di ricerca indipendente. Questo compito è affidato a un team di ricerca del Centro Interdisciplinare degli Studi di Genere (IZFG) dell'Università di Berna.

Si tratta del primo incarico ufficiale in Svizzera per l'elaborazione storica sulla discriminazione subita dalle persone omosessuali nel paese. «Con questo incarico, la Svizzera segue analogamente gli sforzi internazionali per l'elaborazione della discriminazione delle persone omosessuali nelle forze armate, come avviene ad esempio in Germania», afferma Michèle Amacker, professoressa di sociologia e co-direttrice del Centro interdisciplinare degli studi di genere (IZFG) e responsabile generale del progetto di ricerca.

Al centro dell'attenzione vi sarebbe anche la possibilità  di una giustizia riparativa

Il team di ricerca esaminerà nei prossimi quattro anni, se e in che misura, le persone omosessuali o percepite come tali nell'esercito svizzero, tra la Seconda Guerra Mondiale ad oggi, abbiano subito ingiustizie e quali conseguenze queste abbiano avuto per loro. La ricerca si occuperà anche di valutare se sarà necessaria una riparazione. Infine, questa ricerca fornirà raccomandazioni sul futuro approccio dell'esercito alla diversità sessuale e di genere.

Esiste poca conoscenza certa su come l’esercito svizzero abbia trattato le persone omosessuali

Fino ad ora si sa ancora poco su come le persone omosessuali siano state trattate nell'esercito svizzero. "Non ci sono molte conoscenze consolidate sul periodo in esame", afferma Michèle Amacker. È noto che fino al 1992 gli atti omosessuali erano punibili secondo il Codice penale militare svizzero, mentre il Codice civile, già nel 1942, aveva ampiamente depenalizzato gli atti sessuali consensuali tra persone adulte dello stesso sesso.

"Ci sono tracce di mobbing e molestie nella vita militare quotidiana, di esclusione delle persone omosessuali durante il reclutamento e di possibili ostacoli alle carriere militari", dice Michèle Amacker. Inoltre, ci sono prove che in passato fosse prassi comune applicare determinati codici o segni per indicare l'omosessualità del soggetto. Questi venivano inseriti nel libretto di servizio come motivo di non idoneità. Queste prassi amministrative potevano avere effetti negativi sulla vita privata e sulla carriera professionale, ad esempio quando il libretto di servizio doveva essere presentato per candidature lavorative. "Dobbiamo approfondire tutte queste indicazioni e, se necessario, documentare tali episodi e studiare le loro conseguenze psicologiche, giuridiche, sociali ed economiche per le persone colpite", aggiunge Michèle Amacker.

L'ascolto delle persone direttamente coinvolte è al centro dello studio

È ancora difficile fare una stima di cosa rivelerà lo studio. Molti documenti sono stati distrutti, altri non sono accessibili e molti ancora non sono stati registrati per iscritto oppure sono stati criptati a causa del tabù relativo all'argomento. Per questo motivo, il team interdisciplinare condurrà un'indagine approfondita direttamente all’ascolto delle persone coinvolte. "Questo approccio è assolutamente centrale per noi. Sarà solamente grazie alle persone direttamente coinvolte disposte a raccontarci le loro esperienze che sarà possibile sviluppare una comprensione olistica di quanto accaduto", afferma Michèle Amacker. Sono di valore tutte le testimonianze. Dal racconto delle espressioni discriminatorie quotidiane alle molestie, violenze o discriminazioni durante il reclutamento o le promozioni. "Dato che lo studio mira a fornire un quadro completo del trattamento dell'omosessualità da parte dell'esercito, sono richieste anche le testimonianze di persone omosessuali che non hanno avuto esperienze negative nell’esercito", sottolinea Michèle Amacker.


Indirizzo cui rivolgere domande

Prof. Dr. Michèle Amacker, Centro Interdisciplinare degli Studi di Genere, Università di Berna
+41 31 684 52 28
michele.amacker@unibe.ch

Dr. Tina Büchler, Centro Interdisciplinare degli Studi di Genere, Università di Berna
+41 31 684 46 78
tina.buechler@unibe.ch

Lic.phil. Corinne Rufli, Centro Interdisciplinare degli Studi di Genere, Università di Berna
corinne.rufli@unibe.ch



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